Bruxelles, siamo qui come Felcos per la prima riunione del Multi Stakeholders Group del programma DEAR. In valigia abbiamo stipato la nostra esperienza pluriennale e tante idee per contribuire a ridefinire il concetto di educazione alla cittadinanza globale. Ma abbiamo lasciato uno spazio, per riportare qualcosa in Italia, perché siamo venuti anche in cerca di innovazioni e di pratiche che possano aprirci nuovi orizzonti.
Chi cerca trova, dice il proverbio, ed è proprio così. PARCOURS Street Art, il progetto che dal 2012 l’Assessorato alla Cultura del Comune di Bruselles sta realizzando, ci ha regalato moltissimi spunti.
L’arte, linguaggio dell’universale umano, ha una grande potenza: connette, comunicando oltre ogni barriera, e ridefinisce gli spazi in cui prende vita riempiendoli di nuovi significati. L’arte in spazi pubblici in particolare può, se accuratamente riportata alla sua dimensione di arte di comunità e di arte di strada, divenire una vera e propria fucina di coesione, dialogo, diversità e cura.
E’ quello che stanno facendo a Bruxelles, connettendo la comunità artistica con le comunità scolastiche e coinvolgendo diversi attori sociali e, ciò che è più importante, gruppi a rischio di esclusione e marginalità.
I punti fermi per ottenere questo risultato sono almeno quattro: il ‘decentramento’, uscire dalla Ztl urbanistica e sociale del centro città per portare la street art nei luoghi in cui può funzionare da riattivatore della partecipazione pubblica; la ‘accessibilità’, ovvero concepire il contesto in cui le opere vengono collocate come un museo a cielo aperto, godibile e fruibile da tutti e tutte gratuitamente; la ‘decompartimentalizzazione’ cioè lo sforzo di agire cercando una transdisciplinarietà con artisti che provengono da background e contesti diversi – dalle accademie di Belle Arti fino a coloro che non hanno avuto una formazione formale – e che utilizzano tecniche differenti – dai graffiti fino alla grafica; e infine il ‘sostegno all’occupazione artistica’ che significa utilizzare i diversi eventi e luoghi di cultura per retribuire gli artisti e le artiste, come il Comune di Bruxelles ha fatto firmando quasi 2.000 contratti negli ultimi 6 anni.
La bellezza di questo progetto è visibile e tangibile, e ne abbiamo potuto godere anche noi, attraversando la città di Bruxelles e visitando l’opera dell’artista inglese Mr Doodle, un affresco sulla parete di un edificio dell’Istituto Anneessens-Funck, in collaborazione con Treepack, che porta l’arte del doodling, ovvero dello scarabocchio, fuori dalla scuola, per strada, in una narrazione condivisa e aperta. E ancora dicono, sul cambiamento climatico, più di mille parole le straordinarie le sculture in miniatura di Isaac Cordal, un monito collocato nello spazio urbano che sollecita uno sguardo critico sulla società e il Capitalocene.
“Moi, Elles, Nous” è – per continuare tra esempi e suggestioni – un murales del duo Zouwi e Soaz, frutto non solo dell’intuizione artistica ma di una riflessione partecipata con gruppi di donne della City, condotta nel 2021 nel quartiere Annessens, da cui era emerso il desiderio femminile di tornare a recuperare l’agibilità dello spazio pubblico, negato dalla paura e dall’angoscia di camminare in determinate ore per le strade buie del centro cittadino. Donne e ancora donne, quando in occasione del 25 novembre, il festival “La Belle Hip Hop” ha chiamato ad esporre soltanto donne e accogliendo il PARCOURS Street Art, attraverso cui il Comune ha commissionato un’opera collettiva realizzata soltanto da ragazze.
Da Bruxelles all’Italia risuonano quindi suggestioni nella progettualità che Felcos sta realizzando grazie al progetto Dear ‘Persone e Pianeta’ – non solo perché è già in agenda durante il Boot Camp di progetto un incontro per approfondire lo sguardo di genere sulle questioni dello sviluppo sostenibile, con ‘La citta delle donne di Gubbio’ e la sua presidente Valentina Pigmeni – ma soprattutto perché all’incrocio tra il bando TAG-Tracce d’Arte Giovanile, con cui il Comune di Gubbio e altri partner promuovono l’arte dei giovani nello spazio pubblico, e ‘Orizzonti di comunità’, una serie di appuntamenti connessi al bando permettono l’incontro di arte e sviluppo sostenibile, arte e cambiamenti climatici.
Abbiamo avuto anche l’opportunità di parlarne con il funzionario comunale David Elchardus e la guida del PARCOURS Street Art Benjamin Tollet, per raccogliere spunti e riflessioni da far convergere nell’evento finale del percorso di TAG, in autunno, nel quale è in programma un momento di approfondimento dedicato all’arte in spazi pubblici e in aree liminali periferiche, cui saranno invitati a partecipare i 14 comuni della Zona di Sostenibilità 1 dell’Umbria.
Naturalmente siamo consapevoli che i contesti non potrebbero essere più lontani: da una parte una città multietnica, crocevia di culture nella compressione dello spazio urbano, e dall’altra le aree interne dell’Umbria, che vivono all’ombra dell’isolamento infrastrutturale, immerse in spazi aperti e scarsamente popolati, in distanze più lunghe, nel contesto di borghi meravigliosi e natura che restituisce ossigeno e ricchezza. La bellezza e la ricerca possono però legare queste due dimensioni, aumentando la densità dei progetti di rivitalizzazione da immaginare per il futuro, con l’obiettivo condiviso di accorciare le distanze sociali e avvicinare l’inclusione di chi oggi è escluso.
L’arte da secoli porta in luce ciò che è marginale e fuori fuoco: un movimento del pensiero che è già educazione alla cittadinanza, perché cambia il panorama dei significati sociali e combatte le diseguaglianze.
Al ritorno in Umbria la nostra valigia era ancora più carica: siamo già al lavoro per far fruttare in futuro i semi che abbiamo portato con noi.
Colomba Damiani – Project Manager Felcos