IL CONTESTO

La migrazione internazionale è un aspetto peculiare della mobilità globale e l’integrazione e inclusione di migranti e cittadini di paesi terzi (TCN) è diventata una delle questioni più impegnative per gli Stati membri dell’UE, in particolare a partire dalla crisi dei rifugiati del 2015-2016 e, più recentemente, dal flusso di rifugiati dovuto alla guerra in Ucraina. Attualmente, circa 34 milioni di abitanti sono nati al di fuori dell’UE (circa l’8% della popolazione dell’UE) e il 10% dei giovani (15-34 anni) nati nell’UE ha almeno un genitore nato all’estero (Eurostat, 2019). L’integrazione dei migranti nella società europea non è solo un valore fondamentale e un principio Pilastro dei Diritti Sociali, ma rappresenta anche un’opportunità per rispondere alle sfide sociali dell’UE, per la ripresa economica sostenibile e la competitività.

In primo luogo, le sfide demografiche evidenziano una diminuzione della popolazione attiva nei Paesi UE e un contestuale progressivo invecchiamento (-12,2% dal 2015 al 2030 senza migranti – Eurostat 2019). Pertanto, l’integrazione completa dei migranti nel mercato del lavoro potrebbe generare importanti guadagni economici, inclusi profitti fiscali, contributi ai regimi pensionistici nazionali e al welfare nazionale in generale (JRC, 2020). In secondo luogo, anche durante la crisi pandemica da COVID-19, diversi Paesi UE hanno implementato misure per facilitare l’accesso al mercato del lavoro dei migranti e dei cittadini di paesi terzi, al fine di affrontare la carenza di manodopera in settori essenziali, in particolare nell’agricoltura (European Migration Network, 2020).

Le statistiche stimano che più di 100.000 lavoratori non comunitari arrivano ogni anno nei paesi UE come lavoratori stagionali, principalmente nel settore agricolo. I 5 Paesi rappresentati nel partenariato sono tra i paesi UE in cui i lavoratori sono maggiormente a rischio di sfruttamento. In Italia, in  particolare, dove si registra in agricoltura un tasso di lavoro non dichiarato del 18,4% (ISTAT), si registrano tre tipi di sfruttamento lavorativo: migranti con permesso di soggiorno permanente che accettano con il datore di lavoro di ottenere i benefici di disoccupazione agricola, ma continuano a lavorare illegalmente; migranti che entrano legalmente nella regione, ma rimangono dopo la scadenza del permesso di soggiorno lavorando illegalmente; nei centri di accoglienza i migranti vengono reclutati da altri cittadini non comunitari come forza lavoro irregolare.

 

IL PROGETTO

L’Azione è finalizzata a promuovere lo sviluppo e l’implementazione di una strategia multi-stakeholder, condivisa tra i cinque paesi coinvolti, per incentivare l’inclusione lavorativa dei migranti nel settore agricolo, nel rispetto della legalità e dei diritti dei lavoratori. Alla base della progettazione vi è il riconoscimento di una mancanza di consapevolezza tra i migranti riguardo ai rischi di sfruttamento e ai loro diritti come lavoratori, e, d’altra parte, la necessità di sensibilizzare maggiormente gli operatori della filiera agricola sull’esistenza di normative specifiche a livello nazionale ed europeo per combattere le forme di sfruttamento e sui rischi per i datori di lavoro che adottano forme di lavoro illegali. A tal fine, il progetto promuoverà attività di capacity building e scambio di pratiche europee, rivolte alle autorità locali, per l’istituzione di partnership multi-stakeholder nel loro contesto territoriale, finalizzate all’elaborazione e all’implementazione di strategie che incoraggino l’impiego regolare dei lavoratori migranti nel settore agricolo, con particolare attenzione al settore biologico. Saranno organizzate attività di formazione e sensibilizzazione per 200 agricoltori biologici, associazioni di produttori, datori di lavoro e imprenditori, sulle conseguenze legali e le implicazioni etiche dello sfruttamento dei migranti. Inoltre, il progetto coinvolgerà 375 tra migranti, organizzazioni intermediarie e mobilitatori comunitari, per aumentare la consapevolezza e informarli sulla legislazione nazionale di riferimento e sulle reti locali che forniscono supporto per facilitare l’impiego legale nel settore agricolo.

I PARTNER

FELCOS Umbria (Capofila – IT), CIDIS – Centro Informazione Documentazione Iniziativa per lo Sviluppo (IT), AIAB Umbria Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica dell’Umbria (IT), ANCI Umbria Associazione Nazionale dei Comuni dell’Umbria (IT), CSI Center for Social Innovation LTD (CY), Anaptyxiaki Etaireia Lefkosias (ANEL) LTD (CY), KMOP – Kentro Merimnas Oikogeneias Kai Paidiou (EL), Koinonikos Politistikos Organismosdimou Delta (EL), IMVF – Instituto Marques De Valle Flor (PT), Compass-Beratung Begleitung und Training Gemeinnutzige GMBH (AT).

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Notizie sul progetto

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