Iniziamo l’anno scolastico con un nuovo obiettivo: Ri-Umanizzare la scuola.

A Senigallia si è svolto il 18° Seminario di educazione alla cittadinanza globale, interamente dedicato al dialogo tra intelligenza emotiva ed intelligenza artificiale. Alla due giorni di dibattiti, approfondimenti e laboratori tenuti da esperti e operatori, organizzati da CVM – Comunità Volontari per il Mondo, era presente anche FELCOS Umbria con l’Area Educazione e sensibilizzazione allo Sviluppo sostenibile. Un complesso di riflessioni e suggestioni che consegna ai partecipanti importanti basi d’azione per le attività scolastiche in avvio.

 

Gli studenti sono appena tornati in classe e anche noi di FELCOS Umbria siamo pronti per intraprendere le nostre attività educative, con un obiettivo importante: Ri-Umanizzare la scuola. Proprio intorno a questo focus si è svolto il 18° Seminario di educazione alla cittadinanza globale, organizzato a Senigaglia da CVM – Comunità Volontari per il Mondo. Due giorni di dibattiti e laboratori, tra esperti ed operatori, incentrati sul dialogo tra intelligenza emotiva e intelligenza artificiale. Vale a dire quella nuova frontiera di conoscenza e apprendimento intorno cui è chiamata a misurarsi non solo la società contemporanea nel suo insieme ma anche e soprattutto la scuola, allo scopo di preparare le giovani generazioni alle sfide future.

 

 

Gheno, “noi siamo le nostre parole”.

Durante il primo giorno si sono svolti approfondimenti molto interessanti. Insieme alla Sociolinguista Vera Gheno (Accademia della Crusca, Università di Firenze) abbiamo immaginato diversi futuri con le parole, perchè “noi siamo le nostre parole” e  la lingua è quella forma di politica necessaria per costruire una nuova società umana. E ancora sui giovani e l’uso della lingua, Gheno ha sottolineato che «c’è un grandissimo inganno la tesi secondo cui abbiano meno parole di noi. I ragazzi hanno tante parole, ma in posti molto diversi da noi. Se li misuriamo sulle nostre, troviamo una grande povertà. Ma è la stessa che trovano loro misurando noi. Altro che gap, parliamo di una voragine tra generazioni. Dobbiamo pertanto cercarci creando opportunità linguistiche di riflessione e scoperta reciproca, sia a scuola che fuori”.

E’ sulle parole che spesso si innalzano muri talmente alti da impedire incontro e conoscenza reciproca. “Arroccarsi su un lessico tecnico e specialistico è l’equivalente di dire guarda quanto sono bravo io – ha detto durante l’incontro la Gheno -. A volte è involontario, altre è una questione identitaria, che ti fa sentire importante e studiato. Tengo sempre a mente una perla del grande linguista Tullio De Mauro che mi disse: non devi mai pensare al lettore ideale ma al lettore più sfigato». Disse proprio così. Se si considera chi ha meno strumenti ermeneutici e cognitivi, anche tutti gli altri capiranno”.

Novara, “cambiare la scuola è possibile”.

Subito dopo è stata la volta del pedagogista Daniele Novara, pedagogista e fondatore del CPP (Centro PsicoPedagogico per l’educazione), che ha tenuto un approfondimento sul tema “Cambiare la scuola si può. Un nuovo metodo per insegnanti e genitori, per un’educazione finalmente efficace”. “In realtà nulla si muove – è la testi di Novara – lezioni frontali, compiti a casa, studio mnemonico continuano a essere al centro della didattica, spesso senza motivazioni pedagogiche e i nostri figli imparano con lo stesso metodo delle generazioni precedenti come per inerzia”. Un’analisi sullo stato attuale del sistema scolastico italiano che ha portato lo stesso Novara a condividere un intendimento chiaro, la necessità cioè di avviare un cambio di paradigma attraverso lo sviluppo di metodiche capaci di coinvolgere insegnanti, alunni e genitori, spinti a cogliere la ricchezza e le potenzialità della scuola di oggi, combattendone l’inerzia.

La realtà virtuale, un nuovo strumento di apprendimento esperienziale.

Un momento di grande attenzione e curiosità è stato il laboratorio pomeridiano condotto dal CeVi, Centro Volontoriato Internazionale, promosso dalla Regione Marche. Attraverso l’uso dei visori i partecipanti hanno sperimentato un gioco di ruolo per attivare le comunità a difesa dell’ambiente – blue community – e come l ‘apprendimento esperienziale può arricchirsi con la realtà virtuale e come questi strumenti siano utili per sensibilizzare sul tema dell’acqua e su altri temi di particolare interesse collettivo.

 

 

VRAI, un nuovo modello linguistico sviluppato con ChatGPT.

Fulcro della seconda giornata di lavori le 3 ore di laboratorio pomeridiano condotte da Emanuele Frontoni. Docente, Direttore del lab VRAI – Vision, Robotics and Artificial Intelligence dell’Università Politecnica delle Marche, TEdX speaker e attivista, Frontoni è co-promotore del progetto globale voiceforpurpose il cui scopo è restituire una voce umana chi è costretto a usare sintetizzatori.

Accompagnati da Frontoni i partecipanti al Seminario hanno visitato la sede del VRAI – Vision, Robotics and Artificial Intelligence dell’Università Politecnica delle Marche, dove operano sulle interdisciplinarità dell’AI giovani che si sono formati nel territorio regionale e che oggi lavorano e collaborano con tanti centri di ricerca in giro per il mondo. E’ proprio in quegli spazi e grazie a tante giovani menti capaci, che il VRAI ha elaborato un modello linguistico in ChatGPT basato sullo slang giovanile. Un progetto, nato dalla relazione di interscambio con l’AI, che offre interessanti spunti anche per docenti, educatori e formatori che possono realizzare esperienze di questo tipo al fine di creare altre specializzazioni con i propri studenti, anche utilizzando strumenti opensource disponibili in rete. Al riguardo è stato molto suggestivo sperimentare le potenzialità di strumenti capaci di generare volti che non esistono, città che non esistono, scene notturne o con pioggia che non esistono, oggetti di moda e di design o traiettorie umane che non esistono, al fine di elaborare una narrazione corretta e positiva dell’AI indirizzata verso una didattica generativa e cooperativa. 

Pellai, conoscere i disagi per capirli e affrontarli.

Se da un lato le possibilità offerte dall’AI rappresentano frontiere tutte da esplorare, in grado di aprire scenari nuovi per l’umanità e la scuola, dall’altro sulla società contemporanea insistono dei pericoli che invadono soprattutto la sfera emotiva e la salute psichica dei giovani. A parlarne è stato Alberto Pellai, psicoterapeuta, ricercatore e scrittore. Nel suo intervento, Pellai, ha portato i partecipanti al Seminario alla fonte delle ansie, dei disagi e degli squilibri che tanti giovani attraversano con epiloghi a volte drammatici e feroci. Uno stato delle cose ben rappresentato dagli indicatori di salute mentale dei ragazzi, tutti in “progressivo peggioramento dal 2013 senza segnali di ripresa”. E’ proprio nel 2013 che si sono verificati eventi che  Pellai definisce contaminati e che la pandemia successivamente ha contribuito a deflagrare. Dal cellulare siamo passati allo smartphone, Facebook ha ceduto il passo a Instagram, dove le modalità di ingaggio cambiano radicalmente e la gratificazione istantanea produce dipendenza. E’ in questa realtà – afferma Pellai – che un soggetto in età evolutiva si sta letteralmente scolpendo il cervello, la cui scultura finale la vedremo solo da adulto: e se è tantissimo il tempo trascorso davanti allo schermo, potrebbero esserci importanti problemi di apprendimento”.

Occorre quindi un approccio educativo basato sul coraggio e sulla consapevolezza. Occorre che insegnati, genitori, educatori e formatori sappiano riconoscere i problemi per poterli affrontare.Occorrono adulti che sanno stare con i ragazzi. 

 

“La felicità è un dovere costante. Ama la competenza più della potenza e non smettere mai di guardare e conoscere te stesso”.

Usciamo da questa esperienza seminariale davvero rafforzati nel convincimento che conoscenza e consapevolezza siano le basi da cui partire per costruire con i ragazzi quel futuro sostenibile che tanto abbiamo sognato e immaginato.

 

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