Domani è più vicino del mio vicino

Il TODAY4FUTURE è stato un’esperienza di co-housing molto intensa, durante la quale tanti giovani provenienti da territori e vite diverse si sono ritrovati per ragionare insieme sulla sostenibilità, sulla convivenza su questa Terra, sul senso delle parole Pace, Prosperità, Pianeta, Pace e Partnership. Insieme hanno condiviso idee e aspettative, sogni e delusioni, arrivi e ripartenze. Proprie e della comunità nella quale vivono. E a partire da questo, hanno immaginato un nuovo futuro partecipativo per l’Umbria. Ad uno di loro abbiamo chiesto di aprirci lo scrigno dei pensieri. E gliene siamo grati.

 

Tardi, come sempre

Sono in ritardo. Ancora. Nella vita, nel lavoro, nelle amicizie, negli appuntamenti. Sempre in ritardo sul tempo massimo, sempre sull’orlo della scadenza. 

È buio pesto e viaggio senza un fanale nel pieno della campagna umbra. Sto guidando con fretta, senza fretta. Il ritardo ormai c’è, fatemela godere questa strada di campagna. 

Mi chiedo come uno come me che ha sempre da fare tutti i giorni, tutte le ore, abbia deciso di dedicare ad un progetto europeo il primo fine settimana libero da mesi. E perché quello in cima ad un paesino arroccato in provincia di Perugia. Mi gratto l’orecchio e mi passa davanti agli occhi un flusso di coscienza che va a fondersi con la notte. È forse per un idea? Un ideale? Un ricordo nuovo? Una speranza? Mi ronzano in testa parole spesso ripetute che ora sembrano testamenti di incombenze. Sono in ritardo. 

Onomatopea di uno che non sa guidare che inchioda perché ha trovato parcheggio.

È venerdì e sono a Torre del Colle per un progetto sui giovani e il mondo della sostenibilità. TODAY4FUTURE. Sono in ritardo ma oggi non mi ci sento.

 

I partecipanti al TODAY4FUTURE insieme agli esperti durante una fase dei lavori di gruppo

 

Occhi che guardano occhi che guardano occhi che parlano

Respiro aria freddina mentre mi imbocco una sigaretta. Il paesino è meraviglioso, sto cercando gli altri arrancando tra ristoranti illuminati e viottoli. Leggo Ostello Bello. Bello come Ostello effettivamente, sia dentro che fuori. Entro ma sono solo. Sono in ritardo. Corro da Serpillo e salgo una scala a chiocciola come da istruzioni di Colomba. Sono strane le scale a chiocciola per me. Creano un sacco di aspettative. Tipo che non sai che ci sarà dall’altra parte. Potrebbero esserci tutti tizi elegantissimi e tu sei l’unico vestito sciatto appena uscito dal lavoro, anche un po’ sudicio. Oppure potresti essere l’uomo più fuori luogo del pianeta (sono un pessimo ottimista). Oppure potrebbe andare come è veramente. Mi gratto l’orecchio e salto gli ultimi gradini. Inciampo entrando in sala.

Giovani legati da un grande ideale e felici di condividerlo seduti ad un tavolo a confrontarsi. Occhi che guardano occhi che guardano occhi che parlano di cambiamento che muovono mani che cambiano il mondo, un pezzettino alla volta. Mangiano un menù vegano per iniziare una prima potente riflessione su quanto le nostre più piccole e semplici scelte intaccano un sistema complesso. Decostruire abitudini per costruire un futuro. Mi escono parole che strati di pessimismo cronico avevano nascosto in fondo alla mia calotta cranica e mi escono con una facilità allarmante. Una comune maieutica, una facilità nel trovare armonia. I discorsi passano dalle esperienze personali al nostro impegno reale nella sostenibilità. Sento storie che rallegrano e poi mi prende un po’ di magone, nato sotto un bicchiere di vino troppo bianco. Ma io quanto mi impegno realmente? Cosa faccio di tangibile per il mio e il nostro domani? 

La domanda mi devasta. Mi salva in corner il dolcetto. Affondo il dubbio con un cucchiaio da dessert.

 

Il fuoco, il sole, il domani

Siamo una generazione sfortunata. Nati presto per le esplorazioni dello spazio profondo e tardi per esplorare i segreti continenti del pianeta terra. Tardi per vivere il boom economico e giusto in tempo per due crisi economiche. Ma una cosa che lega l’Andrea Martinelli del paleolitico a quello millenials è l’infinito potere tribale che ha il fuoco. 

Brucia un falò in mezzo alla campagna tra Assisi e Bevagna e a me sembra un po’ un fuoco di segnalazione di Gondor. Da qualche parte nella più totale ombra dell’Umbria di notte, un gruppo di ragazz* si incontra senza conoscersi e intorno al fuoco lancia qualche canto storto e dissonante che sa quasi di sogno. Ballano e cantano sapendo che quel fuoco domani sarà sostituito dal sole e le canzoni diventeranno confronti e parole sulla sostenibilità. Il fuoco rimane brace, impossibile da spegnere.  Prendo sonno pensando a come Goethe con le sue affinità elettive ci aveva azzeccato. Mi sento circondato da sognatori. 

Chiudo gli occhi e quando li riapro siamo in sala riunioni. Per prima cosa ci spiegano l’idea dei forum. Io per riassumere me li sono segnati così direttamente dai miei appunti: “Non tanto quello che la nostra regione può fare per noi, quanto quello che possiamo fare noi per la nostra regione” (citando uno sfortunato presidente). Le 5 p per Persona, Pace, Pianeta, Partnership e Prosperità rieccheggiano forte nella mia verde regione. Il mio e il nostro territorio. Sento che domani è vicino e che siamo tutti in ritardo come umanità, che non sono il solo in ritardo. Ma sento anche che domani è più vicino del mio vicino. Cosa vuol dire? Che siamo in tanti, vicini, a volte anche troppo vicini, ma che solo da vicini possiamo creare un ponte che possa unire la teoria delle belle parole ad una pratica dei bei fatti, un ponte che arrivi al domani unendo Società, Economia e Politica senza che una ingoi l’altra. Sostenibilità è una parola difficile ma confrontandoci abbiamo capito come la stessa idea di territorio nasconda non banali problematiche. Mettiamo le mani in pasta, cerchiamo risposte a dubbi e domande di tutti i giorni e cerchiamo una strada in mezzo a tutti i fili polemici o pessimistici. Mi gratto l’orecchio. Siamo stanchi ma ore di centrifuga cerebrale hanno dato risultati. Mal di testa in primis e proposte per una linea di gestione trasparente ed essenziale dei Forum regionali sulla sostenibilità.

 

Andrea Martinelli

 

Ma è già domani?

Sostenibilità è una parola ombrello. Porta sotto di sé così tanti rimandi così tanti significati e parole affini. Mi piace l’immagine della parola ombrello perché dà un’idea di qualcosa che effettivamente copre nei giorni di pioggia e protegge dal freddo. Siamo a domani e cambia il confronto sotto questa grande parola ombrello. La trasversalità e intersezionalità (paroloni da uno che ha fatto finta di studiare tutta la vita) della sostenibilità portano analisi e confronti più approfonditi. Si parla di pace non come assenza di guerra ma come non morire sul proprio posto di lavoro o di come ancora non abbiamo imparato ad andare oltre all’estetica in favore di un’energia più pulita. Le nostre riflessioni sfilano insieme al vento su cartelloni marroni. Parole granitiche e riflessioni profonde tra un giro in bici e un roundtable al riparo dietro una piccola chiesetta. Sospensione dell’incredulità.

 

A casa mia ce l’ho la speranza?

Mi gratto l’orecchio, chiudo gli occhi e sto facendo la doccia dopo i saluti. Ogni volta che mi gratto l’orecchio lo faccio per non distrarmi. Per scattare una foto del momento. Mi gratto l’orecchio e mi dico: Andrea sei davanti ad un momento sacro, concentrati. L’ADHD non mi ha mai aiutato né a scrivere decentemente, nè a concentrarmi o ad ascoltare profondamente. Quindi ti devi inventare codici tutti tuoi per viverti la realtà. 

Ho già rubato un sacco di spazio per raccontare questo progetto dal mio punto di vista (sono logorroico scusate sto cercando di smettere). Vi chiedo l’ultimo sforzo.

Solo per dirvi che mi sono chiesto se a casa mia c’è la speranza. Se c’è il domani.

Sono tornato alla mia routine. Il lavoro, il capitale, gli amici, la birra. Se c’è un pezzettino di speranza a casa mia, tra queste quattro mura da cui scrivo, è soprattutto grazie a un gruppo di giovani sognatori e a un gruppo di “grandi” che, sognando per primi, ci hanno permesso di sognare in condivisione. Dice un detto scout “Quando verrà domani, cacceremo per il domani”, ma sono felice che per una volta oggi abbiamo cacciato per il domani. 

Grazie a tutti i miei vicini più vicini del mio domani. Buonanotte Sognatori! 

 

Andrea Martinelli

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